domenica 17 luglio 2016

Nel Palazzo Ducale di Martano rivive Lectura Dantis: Inferno di Itaca Min Fars Hus

 
A Martano, nella suggestiva cornice del Palazzo Ducale, è andata in scena martedì 5 luglio Lectura Dantis di Itaca Min Fars Hus, il tentativo di costruire uno spazio scenico visivo/sonoro in cui i versi di Dante, nella loro grandezza, risuonino noti e ignoti nello stesso tempo.

Uno spazio ristretto e definito che gli attori abitano insieme agli spettatori in una concomitanza che si fa spettacolo, in un gioco di coincidenze e opposizioni che procede attraverso libere associazioni, guidate dalla lingua universale e a-sincronica del Poeta..

In una sera d’estate ci si incontra per leggere ed evocare l’Inferno di Dante in un luogo conosciuto che si fa misterioso, dove i corpi degli attori diventano figure, le voci giocano con il canto e il suono e la musica delinea spazi altri e inquietanti
Lectura Dantis riprende una ormai “storica” sperimentazione realizzata da Itaca Min Fars Hus nel lontano 2004, proprio nello stesso palazzo ducale di Martano: un ritorno nello stesso luogo, diventato nel frattempo più risaputo e palese, ma sempre enigmatico e denso di mistero, dove evocare l’Inferno di Dante come necessità etica, capace di incidere ancora sulle nostre coscienze. come una lama.

Ignavi, lussuriosi, ladri, fraudolenti e traditori sfilano in un gioco sonoro di visioni e suggestioni, di parole e di suoni, di ombre bianche e rosse, evocate appositamente dall’immaginario collettivo dell’Inferno dantesco. 

Il canto e il suono si fanno eccedenti e travalicano la forma, oltre l’atteso e il convenzionale.

Il viaggio di Dante comincia da una discesa, un’immersione nel luogo più buio della coscienza per poi farsi risalita verso la luce.

Qui abbiamo voluto soffermarci su alcuni momenti più significativi e noti del passaggio di Dante tra i cerchi infernali, dove la struttura morale dell’intero poema pone le sue basi più  solide.

Dante “visionario” mette in scena l’orrore del male del mondo nelle sue più terribili e funeste incarnazioni. La tensione morale si fa allora molto alta e la narrazione si amplifica in una pluralità di stili che le voci degli attori sembrano inseguire in un gioco incessante di richiami ancestrali e di devozione, come unica cifra plausibile per giustificare l’approccio ad una materia di per sé cosi eccelsa.

Itaca Min Fars Hus ritorna all’Inferno di Dante con una lectura che vuole essere la ridefinizione di alcune fondamentali possibilità attoriali, in direzione di una ricerca costante di momenti altri di creatività e di creazione.

Una ricerca sul campo affidata unicamente alla complicità dello spettatore, alla sua presenza presente che accoglie le sollecitazioni a entrare nella struttura caleidoscopica della Commedia di Dante attraverso la suggestione e l’incanto della parola, di cui gli attori, con i loro corpi, si fanno umilmente carico.


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